giovedì 19 settembre 2019

Gesti vs parole

Ma qui ci sono più parole che gesti.
Nel tema "eliminare/sostituire/ridurre la plastica nel quotidiano"  c'è tanto da dire e da fare.

 

















Un primo passo è rendersi conto di quanta plastica ognuno di noi usa.
Segue il capire se vi sono alternative per quanto non è eliminabile*.

Per non fare lo struzzo, prendo il mio quotidiano di una giornata-tipo e scrivo accanto quanto ho potuto fino ad ora fare:

  • prima colazione: talvolta yogurt /biscotti o torte fatti in casa. Latte: bottiglie in plastica, in alternativa autoproduco con soia o nocciole o riso, ma in famiglia non piace.
  • spuntino scuola delle figlie: yogurt/frutta o torte/biscotti in sacchetto di cotone (fatto da me). Per l' acqua, borracce (ma sempre plastica è)
  • pranzo per l' ufficio: uso lunchbag o furoshiki  o borse di tela fatti da me (ma uso contenitori di plastica)
  • spesa: borse di tela. Per gli acquisti di frutta e verdura al market, sono obbligatori i sacchetti biodegradabili; per il mercato ok con sacchetti di carta o sporte in tela. In genere tra gli alimentari   si trovano alternative agli imballaggi, ma non sempre. E non ho intenzione di triplicare il tempo dedicato alla spesa per cercare 2 prodotti qui, 4 lì, 3 dell' altra parte (prima o poi la GDO migliorerà anche in Italia.. --> idem per gli shop online, tra l' altro).

Plastica eliminabile* o meno
Una delle cose che mi pare essenziale è sapere quale - tra la plastica che si acquista - venga da vecchia plastica riciclata (qui servirebbe seguire una filiera del riciclo della plastica, dato che si fa la raccolta differenziata, no?), in modo da ridurre la produzione di nuova plastica.

Esempio: non butto adesso i miei contenitori in plastica per acquistare nuovi contenitori in vetro. Non ne vedo il motivo (ormai sono stati prodotti e sono pienamente funzionanti), se non il controproducente aumento di rifiuti versus l' alimentazione di un nuovo fiorente commercio di prodotti che cavalcano l' ondata "green". Quando avrò necessità di sostituirli, farò un acquisto più consapevole e mirato.
Invece--> non acquisto nuova pellicola per alimenti, ma autoproduco dei beewrap in cera d' api; così come non costringo le figlie a usare bottiglie di vetro a scuola, ma cerco di inculcare che uno spuntino fatto in casa, impacchettato nella busta in cotone, va benissimo ed è più salutare.

Se invece non fosse eliminabile, capire se si tratta di reale impossibilità oggettiva o di abitudine.
Se abitudine, si può consumare con parsimonia o maggiore attenzione?
Esempio: materiale sportivo (chi ha figli capisce cosa intendo, ma anche una semplice puntata in piscina chiarisce l' idea). Qui si incastra una reale difficoltà in termini di tempo (per cercare un' alternativa senza plastica), di costo e logistico (non si può diventare pazzi a capire come ottenere un prodotto o impegnarsi un rene).
Invece--> se autoproduco saponi/shampoo/detergenti per la casa, posso mediare l' esigenza di risultato con prodotti più ecofriendly e dosare meglio nell' uso reale. Oppure: per il materiale scolastico (visto il periodo, siamo in un'orgia di plastica), se la scuola non fa un minimo sforzo la famiglia può intervenire e dirottare almeno in parte gli acquisti verso qualcosa di più attento.

E far notare a famigliari-amici-conoscenti la cosa: non perché "siamo migliori" ma perchè è da idioti non fare proprio nulla.

Riassunto: consumare meno (si può e si guadagna in qualità) + consumare meglio (quando si può = scelta dei prodotti)

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