venerdì 7 dicembre 2012

Il lavoro italico ovvero Keep Calm and Drink Tea

Argomento che provoca un po' di diffidenza in generale  ed in questo periodo di grossa crisi* anche nausea.

... this tea
Perchè il mercato del lavoro italiano è particolare da sempre, la cosa strana è che con la crisi * non si dimostra molto flessibile. O meglio, la flessibilità viene sempre richiesta ed è solo e comunque univoca. La spada di Damocle è sempre quella :" se non fai tu il mio gioco, troverò qualcuno disposto a farlo. Arrivederci e grazie."

Ora, io non dico che il mercato del lavoro - che so - tedesco, francese o austriaco (quelli che ho sperimentato di persona) sia ora nella crisi* più efficiente e/o  efficace.  Difetti ce ne sono ovunque. Di certo quello italiano è più rigido che mai. Almeno sembra.

E non dico che il disoccupato sia rigido ("eh ma in Germania, Francia, che so io la gente lavora" ) nelle sue richieste e che quindi si condanna da solo, piuttosto mi pare che dovendo una lavoratrice - sì, ok, adesso la butto sul genere femminile -  conciliare un'attività fuori casa (per la quale ha studiato e sudato e quindi ritiene di avere il sacrosanto diritto di accedere ad una parte del mercato) con una dentro casa (figli, ma che ve lo sto a dire, già si sa)   non le si permette nemmeno di giocare. GAME OVER. E ti dicono pure "l'hai voluta la bicicletta..." e nel mio caso "ma chi te l'ha fatto fare di rientrare dall'estero, tu sei pazza ".

Per giocare intendo convocare ad un colloquio conoscitivo, utile per definire aspetti importanti nella selezione e capire quali sono le esigenze delle parti e soprattutto cercarne una conciliazione o compromesso.

Invece leggo spesso che per un laureato con esperienza professionale precedente nel profilo, lingua inglese e preferibilmente una seconda lingua straniera, si offre un contratto di apprendistato....
Oppure che deve avere meno di 29 anni ed essere anche  iscritto nelle liste mobilità.

Esempi:

perchè tu azienda che lavori col mercato germanofono insisti per avermi in ufficio fino alle 7 di sera sapendo benissimo che lassù (dipende dai settori) dopo le 4 di pomeriggio in ufficio non c'è nessuno? Epperchè te la vuoi giocare alla grande azienda internazionale, però ti lamenti che su fanno un sacco di vacanze e ponti distribuiti lungo tutto l'arco dell'anno  ma tu, azienda italiana, sei fissata con l'obbligo di chiusura aziendale per tutti in agosto  e Natale e cascasse il mondo ti ostini a dare un'ora e mezza di pausa pranzo ai dipendenti? Quando iniziavo a lavorare alle 6.50 e finivo alle 15.20 ero felice come un Pasqua. (v.punto sopra "chi te l'ha fatto fare di tornare, tu sei pazza") 

Perchè se ci sono tutta una serie di "incentivi di sostegno all'occupazione femminile , nello specifico sui regimi di orario per finalità conciliative", i datori di lavoro sembrano non tenerne conto?  Vien quasi da pensare che gli strumenti ci siano, manca la volontà di usarli....Spero di sbagliarmi.


* da leggersi enfatizzando la pronuncia, come si fa con i bambini : voce tremula, un po' cavernosa, braccia che si alzano a simulare il mostro di turno tipo episodi di ScobyDoo.... Provare Rileggere per credere.

2 commenti:

  1. il problema e' che per cambiare l italia bisogna cambiare la mentalita' degl italiani, e li e' assai piu' difficile...c'e' sempre questa idea che una mamma lavori meno perche' distratta dai pargoli mentre in realta' e' parecchio piu' brava a ottimizzare i tempi...solo per fare un esempio.
    sarei curiosa di sapere se per ora sei contenta di essere tornata oppure ancora non hai deciso ...

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    1. Valentina, non per buttarla in politica, ma pare che le aziende pensino giusto giusto al prossimo esercizio se non addirittura a quello in corso. Come alla poltrona per questo mandato. Non più in la. Se vuoi che un'azienda minimo minimo sopravviva, dovrai pure avere in futuro clienti, nuovi impiegati, consumatori/acquirenti, risorse fresche tra gli impiegati, no? E se i figli non li facciamo noi (costretti a scegliere il lavoro), ci autocondanniamo. A parte questo, siamo anni luce lontani da altri paesi perchè non si vuole (non mi dica che non si sa dove guardare, ci sono esempi ovunque all'estero) creare i servizi paralleli di sostegno alle famiglie. Detto questo, il lato lavorativo per me è sempre stato un freno al ritorno qui. Compromessi sì, ma non eterni e non univoci. Ho un colloquio la settimana prossima, ma il posto è a tempo pieno....

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